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domenica 4 luglio 2010

Trieste, polemiche sul Tondo bis

Salvatore Barberi
Ci vorranno “un paio di mesi” per rendere operativi i nuovi incarichi in giunta e per la riduzione delle Direzioni regionali ma il percorso è segnato, non senza mali di pancia. Il presidente Renzo Tondo comunica il nuovo assetto nella riunione straordinaria dell’esecutivo all’ora di pranzo. Ciriani, che resta vicepresidente, viene spogliato delle attività produttive e si prende ambiente ed energia (accorpati) ma anche montagna, Protezione Civile e il rapporto con la Conferenza Stato-Regioni.
«Cambiano le deleghe e ci perde il Pdl» afferma Ciriani nel suo blog. «I coordinatori regionali del nostro partito – sottolinea Ciriani – hanno lasciato solo il presidente Tondo, cedendo alle richieste della Lega Nord che adesso gestirà quasi tutte le attività produttive e il turismo, rinunciando solo alle Autonomie Locali, un settore in cui in questi due anni l'assessore Seganti non ha oggettivamente conseguito i risultati sperati. Gli equilibri della giunta - conclude Ciriani - si sono spostati verso la Lega e verso Trieste e Udine».
Ma la versione del coordinatore regionale del Pdl, Isidoro Gottardo, è diversa: «Il vicepresidente Ciriani, evidentemente insoddisfatto dallo spacchettamento del turismo ha chiesto al presidente Tondo di lasciare le attività produttive per la Protezione civile, venendo in questo senso accontentato». Tondo afferma che «Ciriani avrebbe voluto andare avanti nel suo lavoro» e assicura che il giudizio sull’operato del vicepresidente «è assolutamente positivo» ma gli ha chiesto «un sacrificio: di occuparsi di temi che ritengo altrettanto importanti».
Il ruolo dei partiti? Tondo ammette che «la politica ha pesato ma le deleghe sono state assegnate soprattutto tenendo conto delle singole competenze». Fatto sta che la Lega, con la Seganti, si vede assegnate le attività produttive (mantenendo la sicurezza) oltre alla promozione dei prodotti agroalimentari che, scorporati dal turismo, va a Claudio Violino. Gli enti locali vengono accorpati alla funzione pubblica di Andrea Garlatti, il welfare viene diviso dalla sanità (che resta a Vladimir Kosic) e viene preso in carico da Roberto Molinaro a cui vengono affidate anche l’istruzione, l’U niversità e la ricerca insieme alla cooperazione. Riccardo Riccardi ha l’assessorato che, a riforma compiuta, si chiamerà del “ Territorio” con infrastrutture, trasporti, lavori pubblici e pianificazione territoriale, Elio De Anna si occuperà di cultura e relazioni internazionali oltre che di sport, Angela Brandi mantiene il lavoro a cui aggiunge formazione e commercio.
Le Direzioni passeranno da 12 a 10, i risparmi ci saranno ma Tondo non li sa ancora quantificare. Il vicecoordinatore del Pdl, Roberto Menia, parla di «concretezza, pragmatismo e lungimiranza. È stata tutto altro che una commedia degli inganni ma si è evidenziata la responsabilità politica e la capacità del presidente Tondo di governare i processi e dare vigore alle riforme». Per Debora Serracchiani, segretario regionale del Pdl, è «un rimpasto che non ha nessun significato politico nè funzionale: è solo mercato. Lega e Pdl usano la spartizione degli assessorati per trovare un temporaneo equilibrio ai giochi interni di potere».
Per il capogruppo del Pd, Gianfranco Moretton, «la Lega ha fatto il pieno. Tondo esce rassegnato a non potersi imporre come vorrebbe» mentre il consigliere regionale Sergio Lupieri denuncia «nessuna valutazione su cosa significhi separare sanità e welfare che negli anni hanno sempre richiesto una maggiore integrazione». Roberto Cosolini, segretario triestino del Pd, parla di «accorpamenti palesemente illogici come staccare il commercio dalle altre materie economiche o l'università dalla formazione: Tondo continua ad andare per tentativi dopo due anni di Giunta deludente».
Secondo Alessandro Corazza (Idv) «è l'esempio di come le logiche di potere si impongano e influenzino negativamente l'amministrazione regionale» mentre per Igor Kocijancic (Rc) «è miserrimo che la Regione diventi terreno di ”predonaggio” per i vari Fontanini e Menia». I Cittadini esprimono «grave preoccupazione per i danni che la destabilizzazione dell'esecutivo potrà causare a settori nevralgici».

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